sabato 10 gennaio 2015

La lingua di Roma

Ho studiato per anni un'attrice che del dialetto romanesco aveva fatto uno dei suoi punti di forza. La Magnani parlava la "lingua di Roma" così come la parlava Petrolini, come la sentivo risuonare nei discorsi dei miei nonni di Trastevere e proprio come, fino alla fine degli anni '70, riecheggiava in alcuni vecchi bar di Testaccio, in qualche latteria di San Lorenzo, nelle gelaterie del popolare quartiere di San Giovanni. Nessuno ormai sa più parlare il romanesco. Quando giro per la città, mi accorgo che l'antico dialetto, quello delle canzoni di Romolo Balzani e di Gabriella Ferri, ha lasciato il posto ad una "lingua" barbara, povera e volgare. Perfino le "parolacce", da sempre care al popolo di Roma, hanno perso il loro antico vigore, la loro forza espressiva, la loro rustica musicalità. Un tempo il dialetto si mescolava ai rumori della città (quello dell'acqua che da secoli sgorga dalle fontane, i colpi di martello degli artigiani, le corse sfrenate dei bambini nei cortili) e il risultato credo fosse incredibilmente armonioso. Quella melodia oggi non esiste più.

Giuliano Falzone

                                              (Anna Magnani, 1942.  Foto Federico Patellani)

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